I recenti avvenimenti dell’Afghanistan: la bambina di 13 anni uccisa per errore da un soldato italiano e i più di 100 morti, tra cui donne e bambini, uccisi sempre “per errore” in un raid USA sono l’ennesimo capitolo di una serie di stragi annunciate. Politica e mezzi di informazione continuano a parlare di “operazioni di pace”, di “missioni contro il terrorismo”, a raccontare come i nostri soldati in Afghanistan siano impegnati in una sorta di attività umanitaria. Sono invece i militari, primo tra tutti il generale Fabio Mini, a svelare, un po’ in sordina, la verità. Già nel 2006 Mini affermava "La missione Nato in Afghanistan, a cui l’Italia partecipa, è diventata una missione di guerra" e dal 2006 ad oggi la situazione è diventata sempre più difficile e cruenta con un’escalation di violenza che sta portando ai fatti di questi giorni.
Fa male osservare come di fronte all’uccisione della bambina i giornalisti chiedano e si chiedano se il soldato italiano abbia rispettato “le regole di ingaggio” o se invece la colpa sia stata di chi era al volante… come se veramente la responsabilità di tutto questo possa essere del nostro soldato o del pilota che ha sganciato la bomba a Farah o addirittura dello zio che non si è fermato in tempo! Come se veramente si potessero considerare questi come incidenti anomali in una situazione completamente diversa. Deve essere ancora un militare: il generale Bertolini a ricordare, durante un’intervista a Matrix, che la situazione in Afghanistan è molto tesa e che anche le truppe italiane sono continuamente in pericolo a causa di una forte e dura opposizione.
Quella in Afghanistan è una guerra di occupazione e “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;” (Art. 11 della costituzione)
C’è solo una cosa che si può fare: ritirare immediatamente le truppe di invasione dai territori occupati e investire tutte le risorse che oggi si spendono per questa guerra per appoggiare in ogni modo quel che è rimasto delle forze democratiche presenti in Afghanistan affinché possano cercare di ripristinare la sovranità e la legalità nel proprio paese. Ovviamente questo non risolve il problema di Al Qaeda e dei soprusi da parte dei Taleban, ma si tratta di problemi complessi che non possono sicuramente essere superati aggiungendo violenza alla violenza e che per essere risolti richiederanno uno sforzo enorme da parte della comunità internazionale.
Non si può definire missione di pace una vera e propria guerra di occupazione. Si devono ritirare immediatamente le truppe e investire le stesse risorse economiche per appoggiare il popolo afghano nel ristabilimento della propria democrazia.