Al di là delle dichiarazioni che hanno accompagnato l'approvazione della nuova legge elettorale, come possiamo sintetizzare ciò che viene identificato col termine "italicum"?
Italicum è l'ennesima legge elettorale che ha il compito, come quelle che l'hanno preceduta negli ultimi 20 anni, di rispondere all'ossessione di decisionismo di cui soffre la classe politica di destra come quella di sinistra.
Cioè: il governo, che in teoria dovrebbe detenere solo il potere di eseguire ciò che il parlamento decide, con questa legge ha privato quest'ultimo del potere decisionale mantenendo quello esecutivo, lasciando al parlamento solo il teorico ruolo di controllore. Al popolo, se non gradisce, rimane solo lo strumento del voto per provare a cambiare governo.
Ovviamente siamo solo alla superficie. Dietro la politica si muove un potere molto più decisivo: quello di chi paga per sostenere la parte politica che congiunturalmente conviene sostenere. Man mano che passano gli anni le condizioni a cui devono sottostare i partiti politici, a cui non è mai bastato il semplice finanziamento pubblico, si fanno sempre più pressanti e ricattatorie.
Di conseguenza ci troviamo di fronte ad un sistema di questo tipo: una minoranza piccolissima ma potentissima, facente parte del mondo economico-finanziario, detta sempre più legge sulla politica, la quale, per obbedire a tali dettami, non può perdere tempo in lunghe discussioni parlamentari, per cui ha bisogno di un governo che possa sia decidere che eseguire. Se il parlamento, non più rappresentativo del corpo elettorale, ma ridotto ad un triste agglomerato di parlamentari drogato dalle soglie di sbarramento e dai premi di maggioranza, non può decidere più nulla, come può il popolo incidere sulle decisioni prese sulla sua pelle?
Risultato: tutte le cosiddette democrazie, non solo quella italiana ovviamente, sono diventate sempre più formali. Quando l'Italia si liberò dal regime fascista e si dette una costituzione fondata sull'uguaglianza e sulla sovranità del popolo, la speranza di molti era quella che la nascente democrazia diventasse sempre meno formale e sempre più "reale". Dopo 70 anni possiamo affermare, senza ombra di dubbio, che quella speranza è stata tradita e che si è tornati indietro di almeno un secolo.
Perché, quindi, meravigliarsi del fatto che l'astensionismo continua ad aumentare? La democrazia diventa tanto più reale, quanto maggiore è il potere decisionale del popolo che, secondo la costituzione, dovrebbe essere sovrano.
In conclusione, quindi, possiamo sicuramente affermare che la direzione di questo ennesimo mostriciattolo elettorale, chiamato italicum, è diametralmente opposta al percorso disegnato da chi ha liberato questo paese dal decisionismo di stampo nazi-fascista.
Possiamo continuare a fidarci di chi percorre la stessa strada di chi è stato oppressore di interi popoli?
Evidentemente no. Per cui l'unico sistema elettorale che può facilitare l'avvio verso una democrazia reale è quello che garantisce la rappresentatività e quindi quello proporzionale, senza soglie di sbarramento o premi di maggioranza.
Per quanto riguarda la tanto decantata governabilità, le esperienze passate e quelle di altri paesi dimostrano che non è garantita da leggi elettorali che falsificano la rappresentanza in parlamento e mettono a tacere l'opposizione, ma al contrario da misure che garantiscono la sovranità del popolo.