Il Partito Umanista, da sempre schierato contro il Fiscal Compact e il taglio dei diritti sociali e della spesa pubblica, è totalmente contrario al MES e ritiene che tanto la sua approvazione, avvenuta nel 2011, quanto la firma della riforma che si vorrebbe attuare, costituiscano un atto di ostilità verso tutti i cittadini italiani e le persone che risiedono nel nostro paese.

La ratifica del nuovo MES sarebbe un ulteriore passo avanti nella distruzione di ogni reale possibilità di collaborazione tra i paesi della UE, contro qualsiasi progetto umano di Europa dei Popoli.

La riforma che si vuole realizzare ha come obiettivo dichiarato quello di accentuare le penalizzazioni per gli Stati che non possano ridurre la percentuale di debito pubblico rispetto al proprio PIL, al fine di evitare il contagio che, in caso di shock economico, potrebbe pregiudicare la stabilità dei paesi con “fondamentali economici solidi” (come recita il testo del 2011). Sui paesi i cui parametri risultassero poco solidi dal punto di vista dei trattati europei cadrebbe in modo quasi automatico la scure dell’austerità e delle riforme strutturali, con la conseguente svendita del patrimonio pubblico, la drastica riduzione delle tutele sociali e lavorative e l’inevitabile peggioramento generale delle condizioni di vita della popolazione, come è accaduto alla Grecia nel 2012 proprio grazie all’applicazione del MES.

Il meccanismo di ristrutturazione del debito previsto dalla riforma farà sì che il valore dei titoli di Stato dei paesi che abbiano un debito pubblico troppo elevato rispetto ai parametri fissati – peraltro arbitrariamente - e che non implementino il Fiscal Compact siano automaticamente declassati a spazzatura, provocando così ingenti perdite per banche e risparmiatori e un ulteriore aumento dello stesso debito pubblico che teoricamente, invece, si sarebbe voluto ridurre. I paesi che sfortunatamente dovessero ricevere questi “aiuti” verrebbero sostanzialmente commissariati e perderebbero ogni resto della già limitatissima libertà di autodeterminazione di cui dispongono facendo parte della UE.

L’Italia, che sin dai primi anni ‘90 è in saldo primario ogni anno (lo Stato incassa più di quanto spende, se non si tiene conto degli interessi sul debito) ma proprio a causa di tali interessi vede il proprio debito pubblico crescere, rischierebbe, nel caso di un prossimo e non improbabile shock dell’economia mondiale, di subire i tragici effetti della riforma del MES che, pertanto, va rigettata con la massima forza. Accettarla equivarrebbe a un vero e proprio tradimento del popolo e della Costituzione.



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